Tutto è incominciato qualche tempo prima
dell’estate scorsa allorquando mi giunse una mail di Paolo Pagnoni,
trammofilo convinto e
dirigente dell’associazione tematica ACT di Milano. Mi fa più o meno
così: “Ti scriverà una signora da Parigi per conto di un grande club
amatoriale. Devono venire a Napoli: vedi di darle una mano”.
La prima reazione prodotta dal diavoletto che è in
noi (durata peraltro pochi minuti): ma chi te lo fa fare, pensa alle
grane, pensa a quella brutta figura che una volta facesti per colpa
di altri. No, invece lo farò! Perché siamo pochi e ci dobbiamo
aiutare, perché dobbiamo dimostrare che al sud non tutto è
negativo, perché non devo deludere chi mi ha dato credito e fiducia.
Qualche tempo dopo arriva la richiesta di Germaine,
questo il nome della signora di Parigi. È solo la prima mail di
decine e decine. Dopo qualche tentativo da parte dei francesi di
abbozzare un programma, mi decido ed esco allo scoperto proponendo
sommessamente un itinerario che, con qualche adattamento, sarà poi
quello adottato. Bravura? Solo un po’ di esperienza e di conoscenza
dei luoghi, non scevro da qualche retaggio professionale.
Subito dopo incomincia la fase operativa e con
essa la caccia agli Enti che devono autorizzare le visite ed i
noleggi. Tanta buona volontà dei funzionari ma spesso tanta
burocrazia. E poi: Anm si è fusa con Metronapoli; la Sepsa con la
Circum; la Metro del Nord Est con la Caudina. Insomma talvolta ciò
ha comportato qualche piccolo aggiustamento di tiro. Ma infine ogni
cosa è andata al suo posto ed io, ma direi ciò che ho rappresentato,
ne sono uscito a testa alta.
Quello che segue è il resoconto del soggiorno dei
soci FACS (Federation Amis des Chemin de Fer Secondaire) tra le
mille attrattive trasportistiche di Napoli e provincia.
La cronaca dei giorni dei francesi a Napoli inizia
con un prologo. Sabato pomeriggio (il programma per tutti iniziava
domenica) mi sono incontrato per la prima volta con Germaine e suo
marito Yves per un’ultima messa a punto circa i giorni seguenti. Per
l’occasione mi ha accompagnato il Presidente che li voleva
ringraziare per talune foto scattate a Parigi per suo conto.
L’incontro ha dato l’opportunità ad Antonio di proporsi per dare al
gruppo il “benvenuti a Pietrarsa” presso il convoglio storico della
Napoli-Portici. In fin dei conti, dopo oltre quarant’anni consacrati
alla ricerca di questa storica tratta, quel treno è un po’ come un
suo figlio adottivo. Proposta accettata.
E veniamo alla domenica con il battesimo del
fuoco. Una parte del gruppo, quello turistico, è andato a San
Martino, quello “passion”, invece, a Pietrarsa. Sussistendo la
chiusura della tratta ferroviaria, abbiamo raggiunto il Museo con il
bus sostitutivo come suggerito dal suo direttore. Dopo qualche
perplessità iniziale, il transfert effettuato con un bel bus “King Long” della ditta Di
Gennaro si è rivelato affidabile e preciso. Insomma siamo partiti
con il piede giusto. Ci attendeva il nostro Presidente il quale,
presentatosi, dopo aver salutato il gruppo, si è lanciato in
un’appassionata spiegazione del convoglio Napoli-Portici. La sua
descrizione in francese ha suscitato negli ospiti un’attenzione
ammirata provocando commenti e quesiti. Alla fine Antonio, sedotto
dalla simpatia e cordialità degli astanti, quasi in automatico si è
messo ad illustrare tante altre locomotive per cui alla fine avrà
spiegato tutto il Museo. A questo punto ci ha raggiunti per un
saluto l’avv. Orvitti, il direttore, con il quale ci siamo presi
l’onore di farci una foto tutt’insieme.
Il Presidente Clamfer A. Gamboni presso la
riproduzione del convoglio Napoli-Portici.
Immagine di gruppo con il Direttore di Pietrarsa Avv. Orvitti.
Foto ricordo dal Piazzale di Pietrarsa con l'isola di Capri
sullo sfondo.
Da sinistra: Gennaro Fiorentino, Germaine Berneuil ed Antonio
Gamboni (foto Yves Berneuil).
Era quasi mezzogiorno quando, dopo un applauso
tributato al Presidente, che ha premiato la sua competenza ma anche la sua
apprezzata spiegazione in francese, li ho accompagnati al filobus
254 per Napoli. Malgrado il giorno festivo, è arrivato quasi subito
ma ad aste abbassate suscitando la delusione degli ospiti; però
l’autista si è reso subito disponibile a ripristinare la TE
interrotta per lavori al Corso Garibaldi di Portici. L’ho comunicato
al gruppo provocando un nuovo applauso tra la curiosità e
l’incredulità dei passeggeri ordinari.
Lunedì era il giorno del tram storico. Ci siamo
portati alla spicciolata a San Giovanni con un filobus dove ci
attendeva, in smagliante forma, la vettura storica 1029 ed un
equipaggio davvero articolato che sarà con noi per tutta la mezza
giornata. In primis la
dott.sa Niutta interlocutrice Anm con FACS, una simpatica conducente
di nome Maria, due agenti di scorta in apprezzata divisa aziendale
cui si aggiungerà un altro agente superiore, Ciro Quindici. Ben
presto siamo partiti destando come sempre la curiosità dei
passeggeri sulle fermate al nostro passaggio. Le soste concordate in
contratto erano tre. La prima è stata effettuata a Piazza Nazionale
dove, grazie alla scorta, tutto si è svolto in sicurezza malgrado la
vivacità dei fotografi. Successivamente, dopo l’emiciclo, il
segmento del “tram wave” ammirato soprattutto per quel che
rappresenta e che ha ispirato diverse analogie con taluni sistemi
francesi; quindi gran finale alla via Reggia di Portici dove oltre
alle foto sono state effettuate riprese video con il
tram in partenza.
La vettura tramviaria
storica Anm 1029 in attesa degli ospiti.
Una bella foto di
gruppo a Via Reggia di Portici con i rappresentanti Anm.
Infine rientro al deposito dove l’entusiasmo delle
brave maestranze ha richiesto una sosta per la visita dei
laboratori, luoghi in cui si manutenzionano e si rinnovano le
vetture. Come da programma, abbiamo raggiunto con una vettura a carrelli della
linea 2 il deposito di Stella Polare dove siamo stati accolti con
cordialità dal capodeposito signor Nasti. Pressati dall’incombere
del programma, si sono viste le cose principali; tra l’altro lo
storico 8021 di cui abbiamo fatto in tempo però a dare delle
informazioni. Al termine il capodeposito si è premurato di farci
accompagnare con una vettura filobus solo per noi che, sfidando le
ferree leggi dell’alimentazione ma usando il motore TD, ci ha
riportati attraverso il corso e la piazza Garibaldi proprio
all’Hotel Terminus.
Visita al deposito Stella Polare.
A questo punto anche noi avevamo bisogno di
ricaricare le batterie dopo l’emozionante mattinata. Non essendoci
però molto tempo, dopo un veloce snack, siamo scesi a prendere la
linea 2 della metro, quella per Pozzuoli. Il nostro treno è arrivato
molto presto e, complice la bella giornata, tutti abbiamo potuto
godere dei panorami stupendi sul golfo di Pozzuoli e le prospicienti
isole di Procida ed Ischia. Arrivati alla meta, il gruppo di
appassionati ha fatto quello che avrei fatto io al loro posto: una
bella sosta di 30 minuti per fotografare il viavai degli ETR della
metropolitana. Quindi a piedi verso Pozzuoli con la mia
somministrazione di notizie fra tradizione ed archeologia spaziando
tra la casa di Sophia Loren (che fa sempre effetto) e l’anfiteatro
Flavio, passando dalle vicissitudini del bradisismo e del Rione
Terra. Insomma arrivati al porto eravamo tutti un poco cotti. Ci
attendeva un giro in Cumana per Torregaveta come passeggeri
qualunque.
Malgrado
le mie nefaste avvertenze di prepararsi con pazienza ad un’eventuale
attesa, il treno è arrivato presto e nel rispetto dell’orario. La
giornata di sole quasi estivo mi ha fatto rinnovare l’amore che sin
dalla mia infanzia nutro per queste zone flegree. Anche gli ospiti
hanno apprezzato questo contesto e questa linea ferroviaria che
corre tra mare, laghi ed antiche vestigia. Al capolinea di
Torregaveta abbiamo optato per una passeggiata sul molo dove,
secondo erudizioni paterne, una volta c’era un interscambio (ma non
lo chiamavano così) per andare in traghetto ad Ischia. Così tra una
foto e lo sguardo su pescatori dilettanti intenti a pulire cozze,
abbiamo preso il treno di ritorno successivo. Mal ce ne colse! L’ETR
arrivato alla stazione di Fusaro, si è rifiutato di procedere causa
guasto. Ne è scaturita una concitata conversazione con la centrale
che, ovviamente, non poteva produrre una riparazione “on line”.
Soluzione per così dire casareccia con il treno seguente che ci ha
spinti fino a Fuorigrotta. Qui cambio di materiale mentre il
“cadavere” veniva portato con un trattore in officina.
Torregaveta-Montesanto: un’ora e mezza. Arrabbiati i francesi?
Quando mai! Anzi quel traffico imprevisto li ha interessati tanto. E
poi in treno, grazie al lungo soggiorno obbligato, sono nate anche
delle amabili conversazioni con alcune ragazze in grado di parlare
francese. All’arrivo a Napoli, visita delle stazioni di Toledo ed
Università che hanno lasciato tutti senza parole per la loro
bellezza.
Finalmente a Montesanto!
Arriviamo così al terzo giorno di visita: un’altra
giornata di grande impegno. Appuntamento alle ore 8.15 in hotel e
trasferimento con metro linea 1 per i Colli Aminei. Parlo sempre
della frazione “passion” mentre gli altri sono stati altrove a fare
i turisti. All’arrivo, dopo aver interpellato la guardia giurata, ci
è stata indicata la strada verso il PCO della linea 1 di cui avevamo
la visita in programma. Il suo ingresso si trova in fondo ad un
viale senza uscita (pare conduca altresì all’isola ecologica
comunale) e c’è voluta tutta la mia opera di convinzione per
dissuadere alcuni operai fognari al lavoro che, per loro eccesso di
zelo, hanno fatto di tutto per scoraggiarci dall’entrare in quella
via senza uscita.
Siamo stati accolti dal dottor Di Scala, ufficio
stampa Metronapoli, un gentile giovanotto che ci ha introdotti
nell’inviolato PCO (Posto di Controllo Operativo). Dopo qualche
minuto è arrivato il capo della circolazione, tecnico Carmine
Clemente, il quale ha tenuto a precisare che quella sala, che tanto
ci stava affascinando, era da ritenersi provvisoria e pertanto in
via di trasferimento causa un necessario adeguamento all’itinerario
Piscinola-Garibaldi testé inaugurato.
La citata sala presenta tre grandi quadri
sinottici su maxi schermo
zoomabili su piccoli schermi: controllo del segnalamento,
controllo dell’alimentazione, controllo della sicurezza. È chiaro
che quello di maggiore fascino ed interesse è il primo dove
l’itinerario schematizzato arriva fino alla località aeroporto che,
com’è noto, è al di là dall’essere realizzato. Dico subito che sono
rimasto molto colpito dalle spiegazioni del signor Clemente esposte
con una disarmante flemma e semplicità. Una materia così complessa e
tecnica attraverso la sua competenza e passione è diventata
elementare. Questo grande dono di comunicazione, presumo, sia
attribuibile alla sua lunga esperienza maturata nell’ambiente
ferroviario, anche oltre quella nell’azienda Metronapoli. Nel mio
pensiero ho rivolto un sincero apprezzamento a lui ed al suo
staff per quello che viene
fatto ogni giorno per il traffico e la sicurezza. Mi hanno colpito
poi le sue parole quando ci ha tenuto a precisare che quando i treni
non viaggiano o sono in ritardo, è perché veramente c’è un serio
impedimento. Ma l’orologio, tiranno come sempre, ci ha indotti ad
andar via portando con noi questa bella esperienza soprattutto di
valori umani e professionali.
Massimo interesse per i quadri sinottici del PCO.
Il solerte dottor Di Scala ha voluto, per sua
cortesia, scortarci al deposito che abbiamo raggiunto a piedi
attraverso la fermata di Chiaiano. Siamo stati accolti da un gentile
dirigente, l’ingegnere Civitella. Dopo qualche momento di
presentazione e scambio di saluti, ci ha introdotti a sorpresa la
nostra guida in francese: Maurizio Costagliola. Spiego subito il
mistero. Si tratta di un simpatico e provetto giovane che
di norma si occupa di impianti elettrici. Avendo passato
molti anni di lavoro nel metro di Parigi (RATP) ha acquisito
un’invidiabile conoscenza non solo del francese ma soprattutto dei
termini tecnici nella lingua d’oltralpe. È così iniziato il tour
che, malgrado la materia tecnica sia un po’ ostica, è stato reso
gradevole dalla cordialità di Maurizio. Dopo circa un’ora e mezza
abbiamo preso la strada per la Stazione Centrale, ringraziando tutti
coloro che avevano collaborato alla riuscita della visita tecnica.
Maurizio, la guida in francese di
Metronapoli.
Lo speciale tornio in fossa del deposito Piscinola.
Ma sulla via del ritorno, secondo programma,
abbiamo utilizzato la funicolare Centrale in salita e discesa (ed
anche qui alcune massaie ci volevano a tutti i costi far scendere a
piazzetta Augusteo), funicolare di Montesanto (solo discesa), metro
linea 2. Dopo aver preso a volo un soddisfacente “basket lunch” in
hotel, ci siamo portati in stazione per prendere posto in un
magnifico vagone Vivalto, parte del treno R3397 per Salerno. Tutti
hanno apprezzato questo materiale rotabile che ha proceduto
velocemente e con grande comfort attraverso la LMV rispettando in
pieno la tabella di marcia che prevedeva l’arrivo alle 14.58.
Eccoci dunque a Salerno dove ci siamo uniti al
gruppo reduce dalle bellezze paesaggistiche della Costiera
Amalfitana. Durante la breve sosta al bar per un caffè opportuno,
siamo stati avvicinati dal signor Roberto, rappresentante
Trenitalia, il quale con acume ci aveva individuati come i clienti
del treno “charter”. La 668.3222 del deposito di Benevento che ci
era
stata assegnata era da qualche minuto in attesa al binario 5.
L’ALn 668.3222 destinata ad espletare il
noleggio.
La vista dell’automotrice mi ha fatto pensare ad
una scelta oculata. Infatti malgrado i suoi 34 anni di militanza
aziendale (costruzione Fiat 1980 di un lotto di 149), la macchina mi
è sembrata avere un ottimo aspetto; carrozzeria lucidissima e linda,
pavimento di un bel bleu marino, poltrone di ultima generazione,
toilette profumata. Ci accompagnerà oltre al rappresentante
dell’azienda, un capotreno in elegante uniforme ed il macchinista.
Siamo partiti in perfetto orario come da scheda con il simpatico e
regolare brontolio del motore termico. Sono state effettuate due
soste, a Solofra ed a Tufo dove la stazione è fiancheggiata da un
austero fabbricato a memoria della scoperta delle cave di zolfo.
L’equipaggio dell’automotrice Trenitalia.
Alle 17.50 in punto l’ALn è entrata nella linda
stazione di Benevento che in quel breve tempo trascorso per la
coincidenza per Napoli (via Valle Caudina) ha mostrato un traffico
molto vivace tra frecce da/per la Puglia e traffico locale. Ci
attendeva sul tronchino un complesso bloccato Firema il cui
capotreno, dopo una rigorosa verifica dei titoli di viaggio, ci ha
avvisati che a Benevento Appia avremmo dovuto cambiare materiale.
Calo un velo pietoso sulle condizioni di questi treni che
all’apparenza erano mesi che non subivano un minimo lavaggio. Arrivo
a Napoli in perfetto orario.
Dopo una giornata del tutto dedicata alle attività
turistiche che mi ha
consentito un po’ di riposo, arriviamo all’ultimo giorno del
programma o perlomeno a quello che credevamo tale.
Mi sono portato di buon’ora a Porta Nolana Circum,
prima di andare a prendere la comitiva. Con mia sorpresa ho notato
che il treno storico (Riviera Express) era già pronto ad accoglierci
quindi non mi è restato che andare a prendere la totalità del gruppo
in hotel. Il treno era composto dall’elettromotrice 222 in posizione
testa, dalla vettura e dalla 221 in posizione coda. Quest’ultima, in
verità, non mi è sembrato che avesse un buon aspetto a differenza della
sorella; ma mi sono detto: forse sarà solo un’impressione. Il
personale era costituito dal macchinista Eugenio, dal capotreno
Gaetano e dal tecnico di deposito Antonio, tutte persone molto
cordiali e gentili. Subito ci hanno messo a nostro agio facendoci
visitare le macchine di trazione e distribuendo delle graziose
stampe d’epoca.
L’equipaggio del treno storico Circum
affiancato da un collega.
Come da programma, la prima sosta è stata
effettuata a San Giovanni dove utilizzando la passerella si sono
potute fare belle foto, poi Torre A. e Poggiomarino. A Sarno una
breve sosta con graffette e caffè per chi mi ha seguito al Gran
Caffè del Corso il cui proprietario ha voluto mandare i saluti al
fratello che ha una pizzeria a Parigi.
Il Riviera Express ripreso a Torre Annunziata.
Ben presto abbiamo preso la via del ritorno, ma
stavolta con la 221 in testa. Ed è successo! Arrivati a San
Valentino, più o meno sul passaggio a livello, la macchina ci ha
abbandonati. A nulla è valsa la perizia di Antonio coadiuvato da
Eugenio e Gaetano. Ma, com’era accaduto per la Cumana, questo
inconveniente ha suscitato molta curiosità negli amici francesi. Il
rimedio è stato presto trovato: la 222 sarà di nuovo traente. Per
realizzare ciò è stato fatto pervenire, con treno ordinario, il
deviatore da Poggiomarino. Grazie al doppio binario per manovrare
l’incrocio, il convoglio è stato ricomposto nella maniera giusta per
farci tornare a Napoli. Ovviamente scatti di foto a non finire
mentre la signora agente in biglietteria, con molta generosità,
provvedeva a far circolare del caffè per lenire la tensione e dare
conforto.
San Valentino: il deviatore provvede a
“tagliare” il treno.
Il tecnico Antonio vigila che tutto sia
fatto in regola.
La 222 va a portarsi in testa.
Convoglio storico in aspetto unico e
singolare con due macchine in testa.
...
’Na
tazzulella ’e
cafè!
L’inconveniente ha tuttavia fatto perdere del
tempo e compromesso la visita al deposito. La mia amica Germaine ha
avuto però l’idea di recuperarla il giorno dopo, ultimo del
soggiorno. Dopo una serie di frenetiche consultazioni con la
direzione, la proposta è stata accolta.
La sera del giovedì non ha offerto niente di
ferroviario. Tuttavia con piacere ho accettato l’invito a
partecipare alla cena alla falde del Vesuvio dove il Vicepresidente
della FACS ha avuto parole di apprezzamento per quanto avevo fatto
per loro; e francamente mi sono inorgoglito e commosso.
Immagine di rara chiarezza per lo scorcio
del golfo visto da Boscotrecase.
E siamo così arrivati all’ultimo giorno per
davvero. Per appassionato interessamento del capo tecnico di EAV
treni signor Fortunato Imperato, è stato possibile differire la
visita al deposito di Ponticelli ad oggi. Siamo stati accolti dal
tecnico signor Sicolo, affiancato dal collega signor Barbato, che si
è prodotto in una bellissima spiegazione di tutte le fasi che
riguardano la manutenzione ordinaria e straordinaria dei treni. Tra
l’ammirazione dei francesi, sono stati visitati i reparti
elettronica e trazione elettrica, carrelli e sale, tappezzeria e
carrozzeria. Un particolare interesse ha destato la macchina
utensile di recente acquisizione e tra le poche unità in Europa, che
separa a freddo le ruote dagli assi. C’è stato altresì permesso di
visitare il “Napoli Express”, l’ETR di seconda serie destinato ai
crocieristi in transito per il porto di Napoli mentre stava
ricevendo interventi alla tappezzeria.
Ed infine agli occhi esperti dei membri FACS non è
sfuggito che l’elettromotrice 221, che ci aveva traditi il giorno
prima, già stava sulla linea di riparazione per sanare i resistori
bruciati. A questo punto abbiamo rivisto il tecnico Antonio
Maddaluno che tanto si era adoperato anche se invano, per risolvere
il problema sul posto.
Siamo così ritornati a Porta Nolana per un
arrivederci finale ai partecipanti.
Tutti insieme all’ingresso a Ponticelli.
La 221 presto tornerà a correre sui binari
della Circum.
Ma c’era un’appendice. Germaine ed Yves hanno
avuto piacere di spendere ancora qualche ora con me prima della
partenza del loro “Frecciarossa”. Come tre studentelli
filonisti ce ne siamo andati a zonzo per Napoli tra bus e
funicolari. E poi come ogni
filone che si rispetti, abbiamo concluso la giornata davanti ad
una “ruota di carretto” alla pizzeria Pellone in Via Nazionale. Il
congedo, ed era davvero tale, con un buon caffettino offerto dal
Presidente del Clamfer che intanto ci aveva raggiunti per un saluto.
Finisce qui il mio reportage sulla visita a Napoli
dell’Associazione FACS di Parigi.
Spero che le mie parole possano essere state
adeguate per trasmettervi il mio compiacimento per l’entusiasmante
ed indimenticabile esperienza da me vissuta con i miei nuovi amici
francesi.
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